Argonauti e leggende nel Polesine, da Fetonte alle Eliadi

Argonauti e leggende nel Polesine; un sogno antico. Dal Delta del Po, inoltrandosi nel Polesine, sopravvivono molti miti e tante leggende.

Sarà forse quell’atmosfera rarefatta, le nebbie, e quell’aria lattiginosa che rende i confini di cose e persone sfumate, indefinite.

Argonauti e leggende nel Polesine

E’ quindi da queste parti, pressappoco nella provincia di Rovigo; che da tempo immemorabile si tramandano alcune delle leggende e dei miti più affascinanti; ambientati quindi lungo le rive del grande fiume che tutto vede. Però, Prima di diramarsi nell’immenso delta, il Po la fa da padrone, e divide la provincia di Ferrara da quella di Rovigo. Traccia il confine tra il Veneto e l’Emilia Romagna, diventando barriera naturale assieme all’Adige.

E’ come se decidesse di dividere anche quella striscia di terra tremebonda chiamata Polesine, “dal resto del tutto”. Qui nel Polesine, un po’ magico e anch’esso rarefatto, che il territorio diventa teatro e cornice di uno dei miti greci più famosi; quello di Fetonte. Di primo acchito ci si potrebbe domandare, quale legame potrebbe mai esserci tra il Polesine e la Grecia, così diversi e distanti in tante cose.

Fetonte

Eppure i greci arrivarono qui, come se non avessero potuto fare a meno di “arrampicarsi”; anche se le colonie erano nel profondo sud dell’Italia. Proprio qui c’erano degli importanti insediamenti ellenici. I greci ad esempio fondarono Adria su un precedente e importante insediamento Etrusco. Si trattava di un porto molto importante all’epoca; collocato in una posizione dominante sul golfo dell’Alto Adriatico.

I greci quindi a lungo frequentarono queste zone del Delta del Po; ambientarono qui uno dei loro miti più celebri, quello di Fetonte. Egli era il figlio del dio del Sole Elio, e di Climene, divinità delle acque e dei mari; perché qui le acque sono il principio di tutto. Orbene, Fetonte, sfidato da un coetaneo, Epafo, a provare di chi era figlio; ottenne da Elio il permesso di guidare il carro del Sole per un solo giorno. Ahimé a Fetonte sfuggirono le redini del carro.

Le Eliadi e i pioppi

Perse il controllo, finendo troppo vicino alla Terra e arrecando numerosi danni. Una terribile siccità prosciugò i fiumi, bruciò tutto; incendiando vasti territori, formando il deserto africano. Secondo il mito, da allora la pelle degli Etiopi divenne scura. Zeus furente di rabbia, colpì il carro con i fulmini, scagliandolo nelle acque del fiume Eridano, dove Fetonte morì. Il mito narra che il punto in cui è caduto Fetonte corrisponda al tratto di Po che lambisce proprio Crespino; sotto l’argine del fiume.

Il corso d’acqua un tempo era, infatti, chiamato Eridano, nome che nel greco antico si attribuiva ai fiumi mitici. La parabola sfortunata di Fetonte è come se fosse rotolata in tante storie, arrivando perfino nel racconto degli Argonauti; gli eroi che solcarono le onde del Mediterraneo in cerca del Vello d’Oro. Il loro errare li portò ad un certo punto lungo il fiume Eridano.

La via dell’ambra e Argonauti e leggende nel Polesine

Era qui che giaceva fumante il corpo di Fetonte; i cui miasmi avvelenavano addirittura gli uccelli. Da qui nasce l’espressione ‘fetido’ o ‘fetente’. Il mito narra anche che le sorelle di Fetonte, le Eliadi; giunsero a Crespino, radunandosi sulle rive del fiume, piangendo e trasformandosi per il dolore nei pioppi che ancora oggi orlano le rive e del Po. Invece le loro lacrime divennero ambra. Il Polesine, infatti, all’epoca, era sulla ‘via dell’ambra’. Si dice che alcune isole formate dai rami del delta potrebbero essere le mitiche Elettridi – elektron dal greco ‘ambra’.