Gavello è un comune di circa 1500 abitanti della provincia di Rovigo. Il paese si trova nella parte medio-orientale del Polesine, su un territorio per lo più agricolo e ricco di corsi d’acqua.
Gavello
Gavello ha un’origine piuttosto antica, probabilmente pelasgica o fenicia, ed è adagiato sui terreni affioranti dalle circostanti paludi, che all’epoca si affacciavano sull’Adriatico. L’antico sito di Gavello si sviluppò economicamente tra il XII ed il XI secolo a.C. per volere dei Greci, bisognosi di un porto commerciale.
I secoli, scorrendo hanno stratificato un tessuto sociale operoso e laborioso. Il centro era, infatti, una stazione di cambio posta alla settima miliare della strada romana, conosciuta come Cabellum. Essa collegava l’antica Hatria, oggi “Adria” con Triginta, ovvero la trentesima miliare e dove sorge l’attuale Trecenta. Secondo alcuni storici polesani, è anche ipotizzabile che l’importanza di Gavello crebbe tanto commercialmente che nell’VIII secolo, arrivò a un grande dominio territoriale. L’egida si sarebbe spinta fino a Massa Campilia, l’attuale Sant’Apollinare. Attorno al VI secolo, nel luogo si stabilì una comunità monastica dell’Ordine di San Benedetto che costruì un’abbazia.
Abbazie nel Polesine
L’abbazia sorse sul punto più elevato dei terreni, per difesa dalle frequenti esondazioni dei corsi d’acqua principali. Nel corso degli anni, i monaci avviarono una grande bonifica del territorio, costruendo vari argini ancora presenti nel territorio. Nell’abbazia visse anche un monaco molto noto, il sassone frate Beda, in seguito santificato. Arrivato al convento nell’874, e vi restò tutta la vita. In seguito i suoi resti vennero portati a Genova e deposti nella Chiesa di San Benigno.
A Gavello giunsero anni difficili. Nel 1482 lo scoppio della Guerra di Ferrara, la nota “Guerra del sale”, ebbe conseguenze disastrose nel Polesine intero. Il conflitto si risolse con la pace di Bagnolo, ed il territorio di Gavello, passò sotto il controllo della Serenissima fino al tardo XVIII secolo. In seguito, la caduta della Repubblica di Venezia del 1797 ad opera di Napoleone mutò ancora l’assetto politico del piccolo centro.
Gavello e i monaci
Il dominio francese durò fino alla caduta di Napoleone. Il 20 aprile 1814 il Veneto, incluso Gavello, che venne restituito agli asburgici. In seguito il centro poelsano, con il modificarsi degli equilibri politici, subì l’annessione al Regno d’Italia. Oggi possiamo vedere tra le strutture architettonicamente più rilevanti, il Palazzo municipale, già parte del Palazzo Grimani. Esso trae origine dal precedente Palazzo Grimani ampiamente ristrutturato e del quale rimangono solo alcune parti. Ad est vediamo la chiesa arcipretale della Beata Vergine delle Grazie con facciata rivolta ad occidente. L’edificio religioso occupa la posizione dove sorgeva la cappella dell’antica Abbazia benedettina del VI secolo e distrutta nel XIII secolo dalla rovinosa esondazione del fiume Po. Del precedente edificio rimangono l’abside e la parte inferiore del campanile fino alla cella campanaria. Curiosa invece l’origine della piccola chiesa della Beata Vergine della Salute, sita in località Magnolina.
Canalbianco
Si tratta di una ex sala da ballo ristrutturata dopo il termine della seconda guerra mondiale. Pregevole è il Palazzo Gradenigo Mocenigo della fine XVI-XVII secolo. Esso si affaccia sull’attuale Via Giacomo Matteotti. Abbiamo la bella Villa Menotti, ora Cervati del XVII secolo. Il complesso architettonico è posizionato fuori del tessuto urbano di Gavello, nei pressi della sponda sinistra del Canalbianco; e del ponte che collega il comune di Gavello con quello di Ceregnano. Il pregevole complesso riprende l’impostazione usuale della classica villa veneta. Essa andava sempre in accordo alla funzione, pensata e inserita in una grande proprietà agricola. Recentemente la villa è stata oggetto di restauri conservativi, e appare oggi separata dalla barchessa per l’attraversamento dell’attuale Via Canalbianco Superiore.