Il Comitato “10 febbraio”, presieduto da Edoardo Fonda, ha deciso di coinvolgere molte città italiane e non, in ricordo di Norma Cossetto. Attualmente sono già più di 100 le città che sabato 5 ottobre ricorderanno la ragazza seviziata, violentata e poi infoibata. A Crespino, la manifestazione si svolgerà alle ore 10:00 sotto i portici del comune. In seguito al discorso delle allocuzioni, in ricordo dei tanti italiani che donarono la vita dopo l’armistizio di Cassibile, verrà deposta una rosa. Durante l’evento sarà possibile scoprire chi era Norma Cossetto ma nell’attesa vi racconto qualcosa.
Norma Cossetto
Nata a Visinada, in Istria, Norma Cossetto era figlia del segretario di partito, nonché podestà, Giuseppe Cossetto. Fin da piccola era incline allo studio e si diplomò al Regio Liceo Vittorio Emanuele III di Gorizia. Successivamente decise di trasferirsi a Padova dove iniziò gli studi di filosofia e lettere. Negli stessi anni, l’influenza famigliare la fece aderire ai Gruppi Universitari Fascisti. Le sue capacità la condussero a diventare insegnante a tal punto che nel 1943 fece alcune supplenze scolastiche. Nel frattempo si stava laureando e per scrivere la tesi, visitava gli archivi d’Istria in cerca di documenti su cui poter studiare per sviluppare la tesi. Nello stesso anno, come ben sappiamo, Giuseppe Castellano firmò l’armistizio di Cassibile che è stato proclamato solamente l’8 settembre. In seguito a quella data la famiglia, per la sua appartenenza al fascismo, iniziò a ricevere minacce di morte.
Gli ultimi sospiri di Norma Cossetto
Il 25 settembre, i partigiani italiani e jugoslavi del dipartimento di Visignano, razziarono l’abitazione dei Cossetto. Il giorno successivo, Norma fu chiamata in caserma dove le venne proposto di entrare nel movimento partigiano ma ella rifiutò. Dopo 24 ore la arrestarono e inprigionarono nella caserma di Parenzo. Lo stesso giorno i tedeschi riuscirono a riconquistare Visignano, costringendo così i partigiani a trasferire di notte i detenuti, nella scuola di Antignana. Nell’edificio, riadattato a carceri, i partigiani separarono Norma Cossetto dagli altri prigionieri e la legarono ad un tavolo per poi seviziarla e stuprarla.
La descrizione delle torture, la rivelò una signora che abitava a pochi passi dalla scuola e che dopo aver sentito ripetute urla e lamenti, decise di avvicinarsi per vedere cosa stesse succedendo e la visione fu tragica.
Il racconto della sorella Licia Cossetto
Mia sorella, un germoglio che non fiorì
Ancora adesso la notte ho gli incubi, al ricordo di come l’abbiamo trovata: mani legate, tutto aperto sul seno il golfino di lana tirolese comperatoci da papà la volta che ci aveva portate sulle Dolomiti, tutti i vestiti tirati sopra all’addome […] Solo il viso mi sembrava abbastanza sereno. Ho cercato di guardare se aveva dei colpi di arma da fuoco, ma non aveva niente; sono convinta che l’abbiano gettata giù ancora viva. Mentre stavo lì, cercando di ricomporla, una signora si è avvicinata e mi ha detto: “Signorina non le dico il mio nome, ma io quel pomeriggio, dalla mia casa che era vicina alla scuola, dalle imposte socchiuse, ho visto sua sorella legata ad un tavolo e delle belve abusare di lei; alla sera poi ho sentito anche i suoi lamenti: invocava la mamma e chiedeva acqua, ma non ho potuto fare niente, perché avevo paura anch’io”
Tra il 4 e il 5 ottobre, prima di essere infoibata, venne ulteriormente violentata. Norma Cossetto morì in una foiba nei pressi di villa Surani. Una simile sorte toccò anche alla sorella Licia che fortunatamente riuscì ad essere liberata. Il bersaglio dei partigiani di Tito era quello di uccidere il padre delle ragazze, successivamente catturato, accoltellato e gettato in una foiba.
Il ritrovamento di Norma Cossetto
Il 10 dicembre dello stesso anno, l’esercito tedesco occupò l’Istria, iniziando il recupero dei corpi infoibati. Tra questi emerse anche quello di Norma Cossetto, privato dei seni e violentato con oggetti di legno. In seguito al ritrovamento la sorella fece denuncia e il maresciallo Harzarich arrestò 16 partigiani, presunti violentatori della ragazza. Vennero costretti a vegliare il corpo di Norma per poi essere fucilati il giorno seguente. Durante la notte, tre dei partigiani, impazzirono.