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Pettorazza Grimani una storia antica, scritta dal fiume

Pettorazza Grinami

Pettorazza Grimani  è un grazioso paese polesano a est del Capoluogo di circa 1500 abitanti. Ci troviamo nel territorio in cui i fiumi Adige, Scolo Tron, Ceresolo, Bresega, Fossa Stella, intessono un magico reticolato. Inoltre vi è  il lago naturale di Lezze, e quello artificiale di Cava Vanetto.

Pettorazza Grimani

Si tratta quindi di un luogo a grande vocazione anfibia; poiché la vita del luogo è strettamente legata a questo elemento. Sappiamo che il Polesine è una terra unica, pregna di valori, sacrifici, usi e tradizioni frutto della secolare condizione di estrema precarietà causata dal costante conflitto tra acqua e terra. Orbene la storia di Pettorazza Grimani, è altrettanto legata soprattutto alla riva destra dell’Adige e ai suoi umori.

Pettorazza Grimani - Casale con le rose

Il fiume per millenni ha ridisegnato più volte con l’incontenibile furia delle acque in piena, confini e paesaggi sempre diversi, direi fluidi. Al riguardo, ancora oggi, il Comune di Pettorazza Grimani oggi è suddiviso in due parrocchie. Tale suddivisione ricorda l’antica ripartizione del territorio proprio ad opera del fiume; che in prossimità di Pettorazza effettuava un’ansa di grandi dimensioni. Il territorio un tempo era racchiuso dall’enorme ansa ed era ubicato a sinistra del fiume; appartenendo alla giurisdizione padovana.

Fiume Adige

Mentre le terre che si trovavano all’esterno dell’ansa appartenevano ai veneziani e in particolare ai Grimani che hanno dato il nome al comune. L’origine del vocabolo “Pettorazza” affonda le radici in un passato molto lontano, quando la Volta dell’Adige divideva l’odierno territorio comunale in due centri, Pettorazza Papafava e San Giovanni; ubicati rispettivamente a sinistra e a destra dell’Adige. Le acque mutevoli, da sempre temute dalle genti del posto.

Pettorazza Grimani - Cavalieri lungo il sentiero

A lungo hanno subito le sferzanti bizze del  destino, prima d’imparare ad “ammaestrare” il fiume. L’ansa dell’Adige in prossimità di Pettorazza esisteva presumibilmente anche in epoca romana. Anche allora la situazione idrografica della zona era critica e la portata irregolare rese inagibili numerosi tratti del piano stradale della cosiddetta “via di Villadose”. In particolare nell’area a sud-ovest di Beverare interessata da straripamenti di corsi d’acqua e da riempimenti alluvionali lungo il percorso viario.

Via di Villadose e Pettorazza Grimani

Le difficili condizioni della viabilità spinsero i Romani a creare un percorso alternativo che aggirasse l’area di difficile bonificazione attorno a Pettorazza. Per questo in località Barbarighe, a nord-est del ponte sullo scolo Ceresolo, dal rettifilo stradale Buso-Monsole, si distacca un percorso viario; che proseguendo per due chilometri in modo discorde rispetto alle centurie si ricongiunge parallelo alla “via di Villadose” in località Stopaccine.

Pettirazza Grimani - Fiume Adige all'alba

Dove flette leggermente ad est, poco prima d’incontrare il lato maggiore occidentale di una particolare struttura poligonale; che circoscrive il paleomeandro dell’Adige a monte di Pettorazza Grimani rettificato solo nel 1783. Il timore reverenziale nei confronti del fiume ha origini ataviche; e lo vediamo palpabile, nei numerosi e preziosi ex-voto conservati presso il Santuario della Madonna delle Grazie. Gli ex voto testimoniano le innumerevoli inondazioni che hanno martoriato i luoghi limitrofi.

Bonifiche in Polesine

L’area era abitata già nell’età del bronzo. Poi l’espansione romana si caratterizzò soprattutto dalla costruzione delle reti stradali per gli scambi commerciali e la bonifica dei terrei. Anche dopo la popolazione continuò a prosperare, prima del lento declino del potere imperiale. Tra corsi e ricorsi storici, si narra che sulla sponda sinistra del fiume, sul confine fra il territorio Padovano e Veneziano, sorgesse una torre grande e goffa, da cui l’accrescitivo di “torrazza”. Le terre circostanti situate “ai piedi della torrazza” vennero allora denominate di “Petorrazza” (dal dialetto “piè déa toràssa”). È quindi fondato sostenere che la torre che ha dato origine a tale toponimo si trovasse in territorio padovano, e quindi sulla sponda sinistra del fiume anziché in territorio veneziano (sulla sponda destra. Da visitare abbiamo la Chiesa di San Giuseppe (XX secolo).

Chiesa di San Giuseppe  a Pettorazza Grimani

Sede parrocchiale, conserva al suo interno opere d’arte e arredi sacri provenienti dalla chiesa del Santo Salvatore demolita alla fine del XIX secolo. Poi c’è il Santuario della Beata Maria Vergine delle Grazie (XVII secolo). Sito nella frazione Papafava, custodisce un affresco della Madonna col Bambino ritagliato da un antico pilastro, segno di confine voluto dai rappresentanti della Serenissima, inviati nel 1519 a mettere pace tra la Repubblica Veneta e i Carraresi di Padova. Attorno al pilastro si costruì una cappella, e nel 1691 il santuario. Numerose le grazie attribuite alla Beata Vergine, collegate a calamità naturali, epidemie, malattie, incidenti ecc., e testimoniante mediante ex voto. Tra queste quella legata a Lucinda Berton, scampata a un incidente il 28 gennaio 1911: caduta in acqua mentre attraversava il ponte sul canale Gorzone, si salva inaspettatamente mentre le amiche invocano la Vergine delle Grazie.

Fonte foto – pag. Facebook Pettorazza Grimani

Pettorazza Grimani una storia antica, scritta dal fiume ultima modifica: 2022-09-22T09:00:03+02:00 da Redazione

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Julieta B. Mollo

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