L'ottocento ed il desiderio di un teatro a Crespino - itCrespino

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ARTE EDIFICI STORICI STORIA

L’ottocento ed il desiderio di un teatro a Crespino

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È il primo secolo dell’età contemporanea, un periodo di grandi cambiamenti e trasformazioni sociali, culturali, economiche e politiche.
Nel 1800 l’Italia come anche Crespino vengono liberate da Napoleone e ritornano sotto il controllo austriaco fino al 1861 quando si formerà il Regno d’Italia. Crespino entrerà a farne parte solamente nel 1866 dopo la Terza guerra d’indipendenza italiana.
Il 1800 è il secolo delle insurrezioni, del brigantaggio, dei moti rivoluzionari come “la Boje”.
Scoppia la seconda rivoluzione industriale con la conseguente affermazione del Positivismo successivamente sfatato dai grandi scienziati dell’epoca. Tra questi ricordiamo Albert Einstein, Sigmund Freud, Henri Bergson e Friedrich Nietzche.

Conseguentemente si sviluppa il Decadentismo, in cui i poeti si trovano smarriti d’innanzi alla realtà. È il periodo in cui si denuncia  lo sfruttamento dei lavoratori (inchiesta Adolfo Rossi) ed inizia a svilupparsi l’antisemitismo (caso Dreyfus e l’inchiesta di Emile Zola).
È il secolo in cui autori come Giovanni Verga ci riportano la tragica realtà di un Italia che non riesce a risolvere i propri mali.
E’ un secolo di grande espansione culturale e i borghesi immersi nello sfarzo dello sviluppo scientifico e della Belle Epoque si godevano il lusso nelle grandi città, tra opere liriche e salotti culturali.

Il desiderio dell’aristocrazia crespinese: un teatro

Pure Crespino godeva di una classe signorile che oltre ad amministrare il territorio, si interessava di cultura. Sorse così nel XIX secolo il desiderio di costruire un teatro.  Il signor Pietro Tosi espresse la necessità di una costruzione che fosse il più possibile simile a quella di Ferrara ma il problema principale era la mancanza di liquidità per un opera simile.

L’inizio della costruzione

Nel 1816 il conte Gian Giacomo Attendolo Bolognini aveva iniziato la costruzione di un teatro nella sua casa di campagna ma il progetto era troppo ambizioso e così rimase incompiuto. Durante questo periodo si verificò un aumento della disoccupazione ed allora il conte decise di far lavorare i muratori crespinesi per rinnovare il territorio. Tutti i risparmi destinati per la costruzione dell’opera furono utilizzati per ampliare le strade del centro storico e per lastricare i marciapiedi. Senza alcuna possibilità economica la costruzione rimase un semplice desiderio.
A risolvere il problema sarà una cassa di legno che Pietro Tosi riceverà in eredità nel 1837.

Il tesoro sotto il letto

Il signor Pietro Tosi si ricordava di una cassa di legno che per 14 anni era rimasta sotto il letto della sua camera. Apparteneva alla contessa Felicita Torre Tasis che morta a fine ‘700, lasciò l’eredità ai famigliari.
Il Tosi per anni non potè aprire la cassa in quanto per successione, l’eredità spettava al medico modenese Luigi Tosi (zio di Pietro Tosi), morto nel 1837.
Deceduto anche lo zio, Pietro Tosi ricevette l’erdità e dopo circa 40 anni, la misteriosa cassa di legno venne aperta.
Al suo interno vi era un bassorilievo, in marmo bianco, rappresentante una Deposizione. L’opera fin da subito risultò essere di altissimo valore artistico e si capì che non era di un comune artista. Nel testamento venne scritto che il bassorilievo era associabile alla scuola del Michelangelo se non addirittura del Buonarroti stesso che l’avrebbe realizzata per una certa Vittoria Colonna.

Vittoria Colonna

La svolta per la costruzione del teatro

Il Tosi compreso il valore dell’opera decise di offrirla al Bolognini che la portò a Milano dove riuscì a vendere il Bassorilievo. Il ricavato servì per la costruzione del teatro di Crespino, inaugurato a fine dicembre del 1838. Attualmente di tale costruzione non rimane che la descrizione del Tosi.

Descrizione di Pietro Tosi

Questo edificio che si può dire quasi per intero costruito in pietra di cotto è simile per la sua curva a quel teatro giustamente decantato di Ferrara. Rammenta poi proporzionalmente l’idea delle antiche fabbriche romane di tal genere, poiché la sala rappresenta su di uno zoccolo dodici colonne di ordine corinzio che sorreggono un architravato cornicione, nell’intercalato delle quali in due ranghi si trovano i palchi. Ognuno a prima vista scorge che niuna persona potrà forse superare il suo artefice nell’avere eretto in uno spazio così limitato un teatro di tale natura e con tanti comodi da eguagliare se non superare quelli di alcune città non lontane.

La Deposizione oggi

Dopo numerose ricerche il signor Angelo Tenan, è riuscito a ritrovare l’opera ereditata dal Tosi. Attualmente è conservata nel museo d’Arte Antica del castello Sforzesco di Milano. La critica moderna ha associato il bassorilievo a Guglielmo Della Porta che già a partire dal 1537 lavorava sotto l’influenza di Michelangelo Buonarroti.

La Deposizione
L’ottocento ed il desiderio di un teatro a Crespino ultima modifica: 2019-08-23T09:00:46+02:00 da Gianmaria Alberghini

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