Il Guercino e Cesare Gennari sono stati due pittori italiani di fama internazionale, le cui opere sono ammirate e conosciute da tutti gli intenditori d’arte. Grazie all’importanza che un tempo il distretto di Crespino, ricopriva all’interno del Polesine, per molti secoli artisti del calibro del Guercino, realizzarono quadri ed affreschi per le famiglie signorili del territorio. Prova ne sono gli affreschi delle ville crespinesi ma anche e soprattutto i dipinti attualmente custoditi nel Museo della Canonica. Originariamente residenza estiva della famiglia Turchi e Bevilacqua, in seguito alla costruzione dell’attuale chiesa, venne donata al Clero per essere trasformata in canonica. Dopo una lunga fase di decadimento ed un lungo restauro, è stata trasformata in un moderno museo.
L’arte del Guercino
Tra le opere custodite dalla parrocchia dei Santi Martino e Severo ricordiamo due tele appartenenti alla Scuola del Guercino se non addirittura al maestro stesso. Le due tele realizzate nel 1600 ed un tempo esposte nella precedente chiesa arcipretale di Crespino, attualmente sono custodite nel museo della Canonica. Le due opere, chiaramente della scuola del Guercino, rappresentano S.Martino che dona il mantello al povero e San Severo in veste episcopale. Entrambi i dipinti hanno, negli ultimi anni, subito un attento restauro che le ha riportate allo splendore originario.
Il Guercino
Giovanni Francesco Barbieri, noto come il Guercio è nato a Cento nel 1591 da una famiglia dalle modeste condizioni economiche. Incline alla pittura, fin dall’età di sei anni, fu mandato dal padre Andrea Barbiero a studiare dal pittore Bartolomeo Bertozzi. A 16 anni si trasferì nella bottega di un pittore di maggior prestigio, il noto Benedetto Gennari Senior. Attraversò un periodo di studi a Bologna dove migliorò il suo stile pittorico, differenziandosi dalla pittura manierista, classica del tempo e del territorio in cui si trovava. Ben presto acquisì fama a tal punto che nel 1617 fondò una scuola d’arte a Cento. Dopo un breve viaggio a Venezia in cui conobbe Jacopo Palma il Giovane, nel 1621 dovette trasferirsi a Roma dove Papa Gregorio XV gli aveva affidato commissioni di grande prestigio nella basilica di San Pietro. Durante la sua vita, più volte lo invitarono all’estero ma non emigrò mai. Molti furono i viaggi che compì nel territorio nazionale, sia per ampliare i suoi studi, sia per commissioni. Desideroso di mantenersi per tutta la vita disciolto e in libertà, non volle mai sposarsi e morì il 24 dicembre 1666 a Bologna.
L’influenza del Guercino su Cesare Gennari
Cesare Gennari, nato in una famiglia d’arte, ben presto apprese le capacità dello zio Guercino. Tra gli allievi più talentuosi, tante sue opere vengono attribuite a Giovanni Barbieri. Per un periodo di quattro anni Cesare Gennari rappresentò solamente scene raffiguranti San Giovanni Battista. Nel museo della Canonica sono custodite due opere di Cesare Gennari ma l’occhio esperto degli estimatori d’arte hanno notato anche l’impronta del Guercino in quanto alcuni dettagli risultano essere troppo realistici per appartenere all’allora giovane artista. Le tele custodite a Crespino rappresentano la nascita e la decapitazione di san Giovanni Battista. La prima tela delle dimensioni di 275cm per 150 cm è stata restaurata nel 1976 dalla parrocchia. Nel dipinto sono raffigurate cinque donne più San Giovanni. Tra i particolari associati al Guercino ricordiamo il fuoco, i lapilli d’acqua in basso a sinistra e il recipiente con l’acqua in alto a destra del quadro. Questi tatti di tela risultano essere troppo realistici per una mano ancora inesperta.
L’altra opera associata a Cesare Gennari è la decapitazione di San Giovanni Battista, anch’essa di 275 cm per 150 cm e restaurata nel 1976 a spese della parrocchia. Nella scena, ritratta all’interno di un carcere, si nota San Giovanni in ginocchio nell’atto di porgere la testa al boia e nella porta della cella, due figure rappresentanti Erodite e Salomè con il vassoio in mano.
Cesare Gennari
Nato a Cento in una famiglia d’arte, era nipote del pittore Francesco Barbieri. Infatti la mamma del Gennari era la sorella del Guercino. Pure lo zio Bartolomeo era un pittore. L’atmosfera in cui Cesare Gennari è costretto a crescere gli permette ben presto di raggiungere le capacità degli zii a tal punto che tante sue opere vengono attribuite al Guercino. Alla morte di Giovanni Francesco Albieri, i due nipoti, Cesare e Benedetto, ereditarono i beni e la bottega d’arte. Cesare Gennari si sposò con Francesca Riva dalla quale ebbe vari figli ma nessuno seguì le orme pittoriche della famiglia Gennari. Si narra che morì l’11 febbraio 1688, giorno in cui nacque una sua figlia che anch’essa morì quel giorno.