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Il Polesine ha fame d’acqua. Riti e novene contro la siccità

Il Polesine ha fame d’acqua - Fiumiciattolo in Polesine

Il Polesine ha fame d’acqua. Questa terra intessuta di canali, fiumi, rigagnoli, sta vivendo un momento storico difficilissimo di cui non si ricorda a memoria d’uomo. Tuttavia si cercano soluzioni per salvare sia i raccolti, sia le nuove semine. Gli incendi su tutto il territorio alpino, è come se spingessero a valle un vento caldo e nubi che ingannano, perché non portano acqua, ma fumo scuro.

Il Polesine ha fame d’acqua

Visto che le previsioni non danno speranze di precipitazioni a breve, si ricorrere agli antichi riti cristiani d’invocazione delle acque. Sì, proprio così, queste tradizioni, sopravvivono, intrise di storia, fede profonda e devozione. Ci raccontano di tempi remoti, di processioni nei campi e preghiere alle prime luci del mattino. Già nell’Antica Roma, le matrone scalze e con le chiome sciolte, durante la cerimonia dell’Aquilicium; facevano rotolare massi dal Campidoglio e invocavano Giove Pluvio, simulando il rumore del tuono.

Il Polesine ha fame d’acqua - Mais poco sviluppato

Papa Gregorio alla fine del VI secolo istituì le Rogazioni; che sostituivano i riti pagani ad pluviam petendam con la preghiera e le processioni. In Veneto ancora oggi, durante i periodi di siccità, si realizzano delle croci con rami di ontano che poi vengono portate in processione e lasciate all’ingresso dei campi. Lo si fa per propiziare l’arrivo della pioggia o per proteggere i raccolti dal rischio di calamità naturali.

Rogazione ad petendam pluviam

Si prega Sant’Antonio Abate, protettore degli agricoltori. Ci si riunisce nella preghiera di rogazione ad petendam pluviam, l’invocazione del dono della pioggia secondo un antico rito. L’acqua, la pioggia da sempre sono il simbolo della relazione di Dio con gli uomini. Il cielo prende l’acqua dalla terra e la restituisce all’uomo. Chiediamo il dono della pioggia, per i campi. Chiediamo il miracolo, l’alternarsi dei tempi e delle stagioni; che nell’epoca dei cambiamenti può diventare un miracolo e il mondo della campagna si mobilita nella preghiera.

Il Polesine ha fame d’acqua - Palude e piccolo invaso

Ora quindi per scongiurare la siccità e auspicare piogge salvifiche; nelle chiese venete sono iniziati i tridui per invocare la pioggia. A fianco degli agricoltori, dunque, scendono in campo anche i sacerdoti cattolici, con e parrocchie. Come sempre le comunità si stringono nelle difficoltà; e sono molto vicini agli agricoltori, per chiedere l’aiuto dell’altissimo per far piovere.

Rogazioni processioni propiziatorie della buona riuscita delle seminazioni

I sacerdoti stanno organizzando cicli di preghiere e liturgie; con la ripresa anche di antichi riti come le rogazioni; processioni propiziatorie sulla buona riuscita delle seminagioniSi tratta di una pratica molto diffusa e assai lontana nel tempo, di origine pagana, poi raccolta dal Cristianesimo, quella di pregare per la pioggia. Un rito propiziatorio che verrà rievocato per esempio, anche quest’anno a Romans d’Isonzo, del Circolo “Mario Fain”; assieme al gruppo di ricerca “I Scussons”, agli “Amis da Mont Quarine” di Cormòns e all’associazione internazionale “Terre di confine”, di Visco.

Il Polesine ha fame d’acqua - Cisterne Romane come esempio

Anticamente si pregava nel giorno di Sant’Anna onorando il detto Sant’Anna empla la fontana. Nelle estati siccitose, in quel luogo le donne, nel culto di Sant’Anna, invocavano devote la pioggia con preghiere e il canto; che verrà riproposto, per l’intercessione di una Martire.

Tridui e novene per la pioggia perché Il Polesine ha fame d’acqua

Alcuni forse alzeranno il sopracciglio, eppure in un territorio così devoto, non ci si vergogna affatto di pregare per la pioggia. Intanto però si è aggravato il deficit idrico; dopo che a febbraio si è verificato un taglio delle precipitazioni che ha superato il 52%. La siccità minaccia il pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano, e la metà dell’allevamento che si trova nella pianura padana. Bisogna risparmiare acqua, evitando ogni spreco. Il riso è in grave pericolo e si deve ricorrere alle cisterne, agli invasi e alle riserve da amministrare con assoluta dovizia. Le coltivazioni seminate in autunno, come orzo, frumento, rischiano di essere compromesse. Mentre nei prossimi giorni partiranno le lavorazioni per la semina del mais, del girasole e della soia. Il cambiamento climatico si fa sentire; con una temperatura superiore di 0.55 gradi rispetto alla media lungo la Penisola.

Rete di invasi idrici a basso impatto paesaggistico

cambiamenti climatici hanno modificato soprattutto la distribuzione sia stagionale che geografica delle precipitazioni anche se l’Italia; resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente dei quali purtroppo appena l’11% viene trattenuto. Il Veneto trattiene solo il 5% della pioggia, meno della metà della media nazionale. I consorzi di bonifica sono strategici per l’irrigazione e la difesa idraulica, oggi più che mai. Al riguardo, esiste un progetto per risparmiare acqua, aumentare la capacità d’irrigazione. Parliamo di un intervento strutturale; per contrastare l’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi d’assenza di acqua. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico; e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti.

Il Polesine ha fame d’acqua. Riti e novene contro la siccità ultima modifica: 2022-06-23T09:00:04+02:00 da simona aiuti

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