Fratta Polesine e la Carboneria. Oggi Fratta è per lo più una tranquilla località polesana; in cui la vita scorre pressappoco placida, come accade comunemente per le acque che imbrigliano o se vogliamo, “tengono insieme”, queste belle terre.
Fratta Polesine e la Carboneria
Eppure la città di Fratta Polesine è nota per fatti storici molto importanti. Oggi possiamo ammirare le grazie e la maestosa eleganza di Villa Badoer; costruita dall’architetto Andrea Palladio nel 1570 e dichiarata monumento patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Tuttavia c’è molto di più, poiché ci sono stati momenti storici in cui, da queste parti le acque sono state molto agitate. A Fratta Polesine possiamo dire che è stata fatta la storia e non è una frase fatta. Fratta è conosciuta quindi anche per la vicenda dei Carbonari della Fratta; a cui l’intero “stivale” deve moltissimo.
Quando parliamo dei “carbonari della Fratta”; parliamo di quella che fu un’organizzazione clandestina riconducibile alla carboneria istituitasi proprio da queste parti. Siamo nei primi anni del XIX secolo e gli animi s’infervorarono per contrastare in assoluta segretezza l’usurpatore. Si voleva combattere le istituzioni politiche e militari del neoistituito Regno Lombardo-Veneto.
Regno Lombardo-Veneto
Da quelle scintille nate sull’acqua, s’incendiò un paese intero. Rammentiamo che a Fratta Polesine nel giorno di S.Martino, ovvero l’11 novembre 1818, si compì la prima repressione austriaca del Regno Lombardo-Veneto. Mai quegli italiani, che forse non sapevano ancora di esserlo, accettarono quel piede usurpatore. Orbene, l’11 novembre 1818 la popolazione di Fratta Polesine in cui all’interno si trovano anche movimenti carbonari; si rivolta contro l’occupazione austriaca in nome dell’Unita d’Italia. A dire il vero l’Italia unita era ancora molto lontana, ma era già un ideale; quell’idea da perseguire a costo della vita.
Durante la sera di quell’11 novembre, nella Villa Grimani Molin, ora Avezzù Pignatelli; gli ospiti della contessa Cecilia Monti di Fratta accadde qualcosa di epocale. Erano presenti degli ospiti che facevano parte della Carboneria.
Fortezza dello Spielberg Fratta Polesine e la Carboneria
Erano Antonio Fortunato Oroboni, Angelo Gambato, Antonio Francesco Villa, don Marco Fortini, Giovanni Monti, Antonio e Carlo Poli, Giacomo; Federico e Sebastiano Monti, Domenico e Antonio Davì, Vincenzo Zerbini, Domenico Grindati, che furono testé arrestati dai gendarmi. Seguì un processo per alto tradimento e la inevitabile condanna al carcere duro nella fortezza dello Spielberg. Dopo il processo, don Marco Fratini subirà la sconsacrazione dal Patriarca di Venezia. Del resto molti notabili e non solo, erano fortemente compromessi con il regime oppressore.
Era difficile sfuggire al governo austriaco e al riguardo, Antonio Fortunato Oroboni subì l’arresto più tardi il 7 gennaio 1819; proprio nella sua casa di Fratta Polesine. Ci furono delle lunghe ed estenuanti procedure giudiziarie nelle carceri di Venezia; e poi seguì la condanna a morte con altri 12 compagni carbonari il 23 dicembre 1821. Oroboni tuttavia, ebbe la commutazione della pena nel carcere.
Nicola Ricciotti
Avrebbe dovuto trascorrere quindici anni di detenzione nella fortezza dello Spielberg; dove però morì per aver contratto la tubercolosi. Egli fu compagno di prigionia di Silvio Pellico; di cui era vicino di cella. Lo stesso Pellico, lo ricordò con affetto in Le mie prigioni; per la sua profonda e incrollabile fede cattolica. Ancora oggi Fratta Polesine ricorda l’evento con rievocazioni storiche e mostre. Ancora oggi, nel sottosuolo di Fratta Polesine si trovano dei passaggi segreti e dei cunicoli che usavano i carbonari. Infine, a ricordo e memoria del sacrificio dei Carbonari; nel 1867 venne eretto, primo nel Veneto liberato dagli Austriaci dopo la terza guerra d’indipendenza; un monumento opera dello scultore veronese Grazioso Spazzi. E’ bene oggi più che mai, ricordare e tenere viva la memoria di quei tanti uomini e anche donne, che rischiarono la vita per l’Italia unita e libera.