Come si riconoscevano e salutavano i carbonari? – itCrespino

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LO SAPEVI CHE STORIA

Come si riconoscevano e salutavano i carbonari?

Raffigurazione di Wieslaw Walkuski

Nello scorso articolo, riguardante la Carboneria Polesana, vi avevo accennato del pranzo che si tenne in casa di Pietro Rinaldi a Canalnovo, nel maggio del 1818.
Durante questo incontro conviviale, i nuovi reclutamenti vennero a conoscenza dei modi di riconoscersi e salutarsi in uso tra i soci della Carboneria.

Come si salutavano?

Il saluto comune tra tutti i carbonari consisteva nell’alzare e abbassare il cappello in senso verticale.
Gli Apprendisti, invece, si salutavano diversamente, scambiandosi tre baci. Il primo era in mezzo alle labbra mentre gli altri due alle estremità di esse.
Un altro segno distintivo della società segreta era il tocco della mano. In questo saluto i soci dandosi la mano, con il dito medio, descrivevano nel palmo del compagno un cerchio con tre tocchi. Il primo tocco lento e verso l’alto del cerchio mentre i restanti veloci e verso il basso della circonferenza.

Il brindisi consisteva nell’alzare il bicchiere tre volte ed intercalando a questo tre parole ovvero: bevete vivaci, più vivaci, vivacissimi !

Tra le espressioni di riconoscimento vi erano anche alcune parole come: selce, ortica, fede, speranza e carità.

La Costituzione Latina

Nel 1818 vi fu un’importante incontro tra i massimi esponenti della Carboneria che erano perlopiù legali, medici, proprietari, preti e ufficiali napoleonici. A questo incontro prese parte anche il Giudice di Pace e Pretore di Crespino: Felice Foresti che durante la cerimonia si fece chiamare Sallustio per poter mantenere l’anonimato. Questa riunione si svolse a Bologna in casa Ercolani dove venne redatta e firmata, dai cospiratori, la Costituzione Latina. Tale documento conteneva le indicazioni per effettuare una rivolta armata contro il governo austriaco e “guidare” il Paese fino al ritorno dei francesi. Una copia della Costituzione venne lasciata anche a Vincenzo Carravieri (crespinese) e al Foresti che la portarono a Crespino e grazie all’aiuto della signora Elisabetta Tosi, la nascosero in villa Principe Pio Falcò.

medico e carbonaro

Il carbonaro Vincenzo Carravieri- foto web

Cadono le maschere

Non riuscendo a mantenere il segreto, Elisabetta raccontò tutto alla sorella Rosa Tosi e così la voce iniziò a divulgarsi.
Gli austriaci iniziarono a sorvegliare i sospettati ma i carbonari accortisi dei controlli, cessarono di radunarsi e tutte le assemblee furono abolite.

I “Buoni Cugini” cominciarono a “parlarsi con gli occhi”, ma tanto impegno fu vano in quanto l’11 novembre del 1818, durante una cena a Fratta Polesine in casa di Elena Monti oltre ai carbonari, si inoltrarono delle spie austriache che da lì a poco smascherarono l’intera società segreta.

Iniziò così una tragica reazione a catena in cui tutti per avere sconti della pena, iniziarono a smascherare i soci.

Come si riconoscevano e salutavano i carbonari? ultima modifica: 2019-04-07T17:48:42+02:00 da Gianmaria Alberghini

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